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5. Piano urbanistico generale “Palermo +” direttive generali per le azioni e i progetti

I quattro scenari dell’ Agenda “Palermo +” guidano la visione di una città metropolitana della qualità, resiliente, innovativa e interconnessa, e i relativi ambiti strategici e ne definiscono le strategie per la qualità della vita e dell’ambiente, per la mobilità sostenibile e le infrastrutture, per la rigenerazione urbana e per lo sviluppo economico e le attività produttive.

Ai fini delle presenti Direttive Generali è indispensabile definire un set di azioni (in termini di politiche e processi) e progetti (in termini di interventi) che indirizzino il PUG a mettere a terra la visione, in un indispensabile confronto con i luoghi specifici e con le relative comunità, con le fragilità e opportunità dei luoghi concreti, con i bisogni e le aspirazioni delle persone che abitano o attraversano la città, con i processi di pianificazione in atto e con le normative vigenti.

Si elenca, quindi, una prima selezione di proposte che definiscono le azioni necessarie, urgenti o di medio-lungo termine: esse non sono esaustive, e potranno essere incrementate in sede di redazione del Documento preliminare, anche a seguito dei processi di partecipazione che saranno condotti, ma sono quelle che hanno maggiore rilevanza in termini di urgenza, opportunità di attuazione o impatto. Ulteriori azioni, o le modifiche di queste, saranno individuate nel processo di redazione e partecipazione del PUG, anche attraverso il costante confronto con gli attori competenti e i portatori di interesse, prima di tutto con la Giunta Comunale, con il Consiglio Comunale e le sue Commissioni Consiliari.

Le proposte selezionate per l’ Agenda “Palermo +” agiscono nella dimensione comunale e di quartiere e, alcune, anche nella necessaria dimensione metropolitana e di area vasta, e, tutte, concorrono alla realizzazione di una visione di Palermo città metropolitana, cosmopolita, policentrica, innovativa e inclusiva.

Naturalmente, una volta condivise le strategie e consolidati gli obiettivi, definite le zonizzazioni e scritte le norme attuative di rigenerazione e sviluppo della città, dovrà essere redatto un programma dettagliato di tempi, soggetti attuatori e risorse finanziarie che non si fondi sull’esclusiva azione pubblica, sullo sviluppo a debito o che conti solo sulle risorse europee. Serviranno, invece, nuove politiche urbane e un programma di attuazione che prevedano anche l’attrazione di investimenti e, soprattutto, la capacità di generare risorse attraverso la qualità, l’efficienza, la redditività degli interventi, innovando profondamente anche la burocrazia comunale per essere soggetto abilitante e non ostativo dello sviluppo sostenibile.

Pertanto, si elencano di seguito le direttive generali per i progetti e le azioni (indicative e non esaustive) che saranno oggetto del dibattito pubblico, dell’ascolto dei portatori di interessi legittimi e della partecipazione alla costruzione delle scelte di piano e che il PUG dovrà trasformare in conformazione dello spazio, regolamentazione e normativa attuativa per definire concretamente il progetto urbanistico che dia forma all’idea di Palermo nell’orizzonte operativo del 2030.

Si precisa che non tutti i progetti e le azioni descritti di seguito necessitano del PUG per la loro attuazione, poiché alcuni di essi sono già conformi a piani e programmi vigenti, o poiché richiedono politiche urbane o dipendono da altri strumenti di settore o poiché possono essere oggetto di processi di variante urbanistica specifica per la loro tempestiva attuazione.

5.1. Direttive generali relative alla qualità urbana

Innovare le politiche urbanistiche per le aree di interesse storico. Le previsioni urbanistiche delle aree d’interesse storico dovranno essere definite all’interno della proposta di PUG, senza ricorso (o generale rinvio) alla pianificazione particolareggiata, ad eccezione del Centro Storico che dovrà essere oggetto di apposito PPA. Il PPE vigente (approvato nel 1993) prescrive che i volumi distrutti o ridotti a ruderi vengano ricostruiti con prescrizioni molto stringenti sul restauro. Oggi, invece, gli edifici non ancora restaurati potranno essere anche considerati come opportunità per alleggerire la pressione edilizia sul Centro Storico e per dotarlo dei necessari servizi, spazi pubblici ed attività coerenti con le attuali e tendenziali domande dei residenti e dei fruitori.

Ad esempio, potranno essere realizzati nuovi giardini, progettati con gli stessi, elevati, livelli qualitativi, di quelli che esistono e che esistevano a Palermo e che ne facevano una città in equilibrio ecologico. La corretta individuazione del perimetro delle zone A, ed in particolare delle zone A2, deve scaturire dalla verifica delle caratteristiche storiche del contesto, quando le valenze storiche sono tali da prevalere anche in presenza di elementi dissonanti. Il PUG, pertanto, al fine di delineare univocamente i perimetri delle zone A2, procederà con una puntuale verifica dei contesti storici. In particolare, sarà effettuata un’attenta analisi delle caratteristiche dell’insediamento e delle forme di utilizzazione più adeguate, con particolare riferimento al rapporto tra tessuto urbano ed accessibilità veicolare.

In tal senso sarà opportuno mappare i frammenti di tessuto urbano maggiormente bisognosi d’interventi di pedonalizzazione, contestualmente alla definizione di percorsi alternativi di attraversamento delle parti di città interessate e di luoghi di sosta ai margini. Con riguardo poi alla destinazione d’uso delle aree ancora dirute o distrutte nella Città storica, in una nuova prospettiva alternativa alla tendenza consolidata dal PPE volta alla ricostituzione, talvolta acritica, del tessuto edilizio, il PUG contemplerà forme alternative di uso degli spazi, prevedendo destinazioni pubbliche, per elevare il grado di qualità e attrattività complessivo della città.

In riferimento al patrimonio recuperato, va incentivata una destinazione d’uso ibrida (mix di funzioni) che coniughi, ad esempio, la residenza e le attrezzature universitarie con gli atelier per giovani artisti, le attività ricettive, i centri culturali, le mediateche e le biblioteche, i luoghi per il tempo libero e la convivialità.

In merito alle forme di tutela e alle caratteristiche del restauro urbanistico, è opportuno ipotizzare una modulazione dei criteri e delle categorie da utilizzare, in relazione ai differenti valori dei contesti interessati (distinguendo, ad esempio, gli interventi sul patrimonio Liberty da quelli sulle testimonianze Arabo-Normanne e sulle ville ed i bagli dell’agro palermitano). In generale, sarà opportuno governare, in termini rigorosi di qualità e quantità e senza ulteriore consumo di suolo, l’introduzione di nuova edilizia con linguaggi contemporanei; ciò anche in quei contesti che non possono essere riqualificati con il solo recupero edilizio degli edifici esistenti e per i quali è opportuno che l’intervento di riconfigurazione urbanistica avvenga attraverso il ricorso a progetti di rigenerazione urbani e, ove possibile, ai concorsi di progettazione. Inoltre, nel contesto degli interventi di restauro urbano, dovrà essere ritrovata la possibilità di sostituzione degli edifici dissonanti, e individuati i meccanismi urbanistico/finanziari che ne facilitano l’attuazione.

In merito al “netto storico” ricadente al di fuori dei contesti storici consolidati, va effettuata una nuova verifica dell’attualità delle valenze storico architettoniche degli immobili, in riferimento al contesto urbano entro cui sono inseriti, sia nelle sue condizioni attuali sia in quelle di trasformazione/riqualificazione ipotizzate dal progetto di PUG.

Rigenerare e recuperare i tessuti della città storica. Il centro storico di Palermo si presenta ancora oggi degradato sia sul piano edilizio che su quello sociale in alcune aree (troppe) in cui la riqualificazione non ha trovato immediata risposta e interesse a causa di una elevata onerosità degli interventi in assenza di adeguate politiche pubbliche o agevolazioni finanziarie. È giunto il tempo di redigere un nuovo Piano particolareggiato attuativo (ex art. 30 L.R. 19/2020) per il centro storico per individuare più efficaci azioni di rigenerazione per comparti e non solo puntuali, per aggiornare le categorie di intervento rendendole più flessibili, per introdurre l’efficienza energetica anche come volano di sviluppo, per progettare lo spazio pubblico come interfaccia domestico/urbana, per migliorare la dotazione di servizi di prossimità, per incentivare il ripopolamento, per contrastare la desertificazione commerciale, per garantire la vivibilità e la sicurezza dei residenti, per promuovere la qualità dell’architettura contemporanea, per rigenerare gli spazi e rendere coesa la comunità. Un nuovo piano per il centro storico (di cui descriverò i principi e i contenuti generali nel capitolo seguente) è il primo passo per favorire il recupero edilizio e funzionale, ma anche la creazione di nuovi spazi di relazione e l’incentivazione di investimenti privati.

Le aree rese libere da crolli o con la presenza di ruderi non necessariamente devono essere ancora oggetto di ripristino delle originarie strutture edilizie, ma possono anche essere utilizzate per creare spazi pubblici e dotazioni territoriali incrementando la qualità, sicurezza e vivibilità del sistema urbano e per promuovere, indirizzare e coordinare l’intervento dei privati.

Conservare e valorizzare il capitale urbano. E’ prioritario il tema della qualità urbana, del progetto urbano di rigenerazione dello spazio pubblico, che esamina le azioni sulla città affrontando il tema della qualità figurativa ed estetica dello spazio collettivo, e dei paesaggi urbani, ma anche della qualità sociale, attraverso la puntuale definizione delle trasformazioni fisiche della città. L’obiettivo del PUG, infatti, deve essere quello di migliorare la qualità dei contesti e dei paesaggi della città, con interventi di rigenerazione e/o rinnovamento urbano e, laddove necessario, di trasformazione urbana, con sistemazioni urbanistiche ed architettoniche di elevata qualità, di efficienza energetica e di adeguata pregnanza simbolica.

Le azioni dovranno essere ispirate ai seguenti principi di carattere generale:

  • il contenimento del consumo del suolo, da attuare ricorrendo alla riconversione di aree prevalentemente destinate ad usi urbani: le aree dismesse e dismettibili e quelle sottoutilizzate in contesti urbanizzati e gli immobili abbandonati; nonché con interventi volti all’addensamento dei tessuti esistenti, anche ricorrendo allo sviluppo verticale della città, nei contesti già urbanizzati che si riterranno idonei nell’ambito delle previsioni di piano, individuati a valle di una rigorosa verifica paesaggistica della modifica dello sky-line urbano;
  • la qualità della progettazione, sia a livello urbanistico che architettonico, attraverso il ricorso a procedure concorsuali di affidamento degli incarichi di progettazione e l’incentivazione e promozione delle risorse intellettuali e culturali locali, segnatamente giovanili. Ciò anche al fine di promuovere l’immagine di Palermo e di aumentarne la reputazione;
  • la realizzazione di nuove centralità urbane, perseguendo una strategia per una mixité funzionale capace di arricchire e migliorare l’esperienza del vivere quotidiano nelle aree marginalizzate, con riguardo alle azioni di decentramento amministrativo ed in concomitanza con la realizzazione di nuovi centri amministrativi a questi connessi.
  • il contenimento del perimetro dell’insediamento urbano, evitando l’ulteriore occupazione delle aree agricole di pregio residue, con l’insediamento anche di limitate dimensioni;
  • l’allocazione di nuova edilizia, ad elevata efficienza energetica, nelle aree di trasformazione urbana;
  • la messa in rete dei beni confiscati, con riguardo alla valorizzazione del patrimonio che nel tempo detiene l’Amministrazione Comunale come le altre amministrazioni pubbliche, anche al fine del soddisfacimento degli standards urbanistici;
  • la messa in sicurezza del territorio, con riguardo al dissesto idrogeologico la cui valutazione dovrà essere eseguita di concerto con le nuove previsioni del Piano, ristabilendo una corretta gerarchia di rischio.

Rigenerare gli spazi pubblici della città storica. Riqualificare lo spazio pubblico, sia in dimensione orizzontale – le piazze, gli spazi per gioco, i giardini – sia le quinte urbane definite dagli edifici pubblici e privati, sia le parti nascoste dello spazio pubblico (corti, spazi ipogei, giardini chiusi, etc.) abilita la rigenerazione fisica e sociale, con particolare riguardo alla città storica e alle zone di espansione non guidate da alcun progetto o depredate da usi impropri dello spazio pubblico. È importante dare nuova vita agli spazi interclusi e alle aree in cui la natura ha riconquistato spazi per costruire una micro-rete di spazi pubblici vegetali che arricchiscano anche il centro storico di servizi ecosistemici e di spazi performativi.

È urgente rivedere norme, modalità, spazi e tempi delle attività ricreative in centro storico, soprattutto quelle legate alla economia della notte maggiormente frequentate dai giovani, per renderle compatibili con le necessità e sensibilità dei residenti e con le aspettative dei turisti. La nuova qualità, sicurezza e arredo dello spazio pubblico non riguarda solo il centro storico, ma anche quei luoghi che pretendono nuova attenzione per accogliere funzioni collettive, anche temporanee: via Emerico Amari, piazzale Ungheria e i suoi portici, via Isidoro La Lumia, le piazze di Mondello e Sferracavallo e delle altre borgate marinare, e altri spazi in attesa richiedono un’azione rigenerativa creativa attuata in partenariato con i privati, anche attraverso una nuova regolamentazione della gestione dei beni comuni.

Migliorare l’offerta residenziale. L’obiettivo specifico, pertanto, attiene al soddisfacimento dei fabbisogni abitativi, con verifica delle condizioni di accessibilità alla residenza da parte delle fasce sociali meno abbienti, puntando alla realizzazione di residenze sovvenzionate e di social-housing. Gli interventi sulla residenza saranno orientati dai principi della qualità architettonica ed urbana e dalle tecniche volte all’incremento delle prestazioni bioclimatiche degli edifici e definiti da un complesso di norme e regolamenti allegati al Piano.

Occorrerà, inoltre, attivare forme di incentivo all’uso degli immobili attualmente non utilizzati e consentire la dove possibile, così come anche il Piano vigente faceva, contenuti ampliamenti e premi di cubatura per rifunzionalizzare il patrimonio edilizio esistente non rispondente alle esigenze moderne dell’abitare e al degrado. Si procederà, pertanto, ad una grande operazione di manutenzione e/o riuso e rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio e, segnatamente, di quello abitativo.

Promuovere una città a misura delle donne e delle diverse abilità e sensibilità. Palermo è pronta a fare un ulteriore salto di qualità promuovendo e lavorando concretamente per essere una città plurale, capace di prendersi cura delle sue cittadine e della genitorialità, eliminando alla radice ogni forma di discriminazione e migliorando la conciliazione dei tempi vita/lavoro anche intervenendo sui tempi e gli orari delle attività. Una città a misura delle donne significa una città che modella i suoi spazi per agevolare il prezioso contributo che le donne offrono nei vari ambiti professionali, dell’educazione, della ricerca e della cura.

Bisogna promuovere l’eguaglianza di genere e le pari opportunità anche attraverso la progettazione, realizzazione e manutenzione di spazi urbani più sicuri, accessibili e a misura delle diverse persone che li abitano e li frequentano. Una grande attenzione deve essere rivolta al contrasto della violenza sulle donne, anche rendendo disponibili risorse e spazi per le associazioni del terzo settore che operano nel campo. Infine, attraverso azioni positive sulle politiche di genere e sulla eliminazione delle diseguaglianze, devono essere promosse tutte le iniziative per rimuovere qualsiasi ostacolo al pieno coinvolgimento delle donne nello sviluppo della città, anche attraverso la redazione di un Bilancio di genere.

Rafforzare ed estendere il sistema scolastico cittadino. Il sistema scolastico dovrà essere ottimizzato tramite la contrazione del numero dei plessi scolastici fino a farlo coincidere con gli Istituti Comprensoriali Didattici del territorio comunale. Sarà così assicurata maggiore efficienza nei confronti dell’utenza (si pensi alla presenza di più fasce di età scolastiche all’interno dei nuclei familiari) e sarà possibile incidere positivamente sul contenimento della spesa di gestione a carico della pubblica amministrazione. In tal modo, la creazione di nuove strutture comprensive consentirà l’adeguamento alle normative vigenti e rispondenti a criteri di risparmio energetico e alle tecniche di bioedilizia liberando le attuali strutture per altri usi. Inoltre, dovranno essere previsti usi ibridi degli edifici scolastici e degli spazi circostanti in modo da estendere il ciclo di vita e ampliare le funzioni socio-culturali delle scuole.

Dare nuova vita ai contenitori culturali. Restaurare i grandi luoghi della cultura nella città storica per arricchire l’offerta di servizi e opportunità per la comunità creativa, gli innovatori sociali e il turismo esperienziale. E’ necessario agire non solo sui grandi palazzi nobiliari, ma anche su quegli spazi complessi che richiedono usi flessibili e sui distretti che costituiscono il palinsesto storico della città: gli ipogei del trans-kemonia, il distretto della Kalsa (Palazzo Forcella De Seta, Palazzo Butera, Palazzo Piraino, Complesso Monumentale dello Steri), il Polo universitario umanistico del Convento di Sant’Antonino, il complesso di S. Maria allo Spasimo con il Brass Group, l’ex Collegio della Sapienza in Piazza Magione per attività sociali a servizio del quartiere, foresteria culturale e centro culturale, educativo inclusivo polivalente, Palazzo Marchesi come polo internazionale di culture umanistiche, con centro studi, laboratori di ricerca, il Ritiro delle Figlie della Carità (Filippone) come sede di uffici e spazi startup ed incubatori di imprese culturali, nonché per attività sociali di quartiere, Palazzo Gulì per uffici comunali, attività museali e sede delle associazioni, l’ex Convento di San Basilio come casa delle culture, l’ex Collegio San Rocco con il Dipartimento di Scienze politiche di Unipa, l’ex Convento delle Artigianelle per attività manifatturiere e socio-assistenziali (quest’ultimi interventi compongono il Contratto Interistituzionale di Sviluppo finanziato dal Ministero della Cultura).

Potenziare le dotazioni di servizi pubblici. L’obiettivo da perseguire riguarda l’adeguamento della dotazione di servizi, in primo luogo rispetto ai minimi di legge, ma soprattutto nei termini di una migliore organizzazione funzionale del sistema urbano, per dare maggiore fruibilità al patrimonio pubblico di beni e servizi e per ottenere un’architettura degli spazi pubblici tale da incentivare nuove pratiche di vita sociale. In riferimento alla localizzazione dei servizi va effettuata una ricognizione spingendosi fino alla valutazione del soddisfacimento degli stessi per singola Circoscrizione, con l’obiettivo di garantire adeguate dotazioni di servizi pubblici opportunamente localizzati per essere facilmente utilizzabili dalla popolazione insediata in riferimento ai tempi di fruizione e al requisito dell’accessibilità, e garantirne l’uso anche agli anziani ed ai bambini.

Tra i servizi da prevedere assume particolare rilevanza, anche per le ricadute sui contesti urbani e sull’ambiente in generale, il rafforzamento della rete dei parchi e dei giardini urbani, la riqualificazione degli spazi pubblici e delle piazze, la creazione di nuove attrezzature per lo sport e per lo svago. In merito ai parcheggi dovrà essere effettuata una verifica delle previsioni di Piano e di quelle contenute nel Piano Parcheggi e/o nel Piano Generale del Traffico Urbano, con una più attenta analisi dell’effettiva domanda di sosta nelle varie zone della città, ipotizzando, laddove possibile, anche parcheggi multipiano, in elevazione o interrati, e introducendo regole in ampliamento a quelle previste dalla Legge Tognoli. In merito ai presidi sanitari pubblici e privati saranno definite e attuate le modalità di delocalizzazione e rilocalizzazione in aree anche accessibili da un’utenza sovracomunale.

Con specifico riguardo al tema del contenimento del consumo di suolo e della riduzione della mobilità, è necessario procedere all’individuazione di un’idonea localizzazione del polo direzionale ove allocare le strutture dell’Amministrazione regionale e la massima parte di quelle comunali.

Proteggere e ampliare il sito seriale “Palermo arabo-normanna”. Sono necessarie azioni di manutenzione continua dei beni inseriti nel sito seriale dell’Unesco e di progressiva liberazione dei contesti da funzioni incompatibili. Bisogna procedere al completamento dell’attuazione del Piano di Gestione, all’incremento delle aree pedonali nei territori di immediato contesto, per dare qualità agli spazi pubblici e incrementare la rete dei percorsi ciclopedonali nelle aree di contesto di tutti i beni. Infine, occorre migliorare la qualità degli spazi nei pressi dei beni di categoria B (quelli che potranno essere inseriti in un secondo tempo) per supportare il miglioramento della qualità dei contesti urbani marginali.

Riattivare i cicli vitali dei mercati storici. Avviare la riqualificazione dei mercati del Capo, di Ballarò e della Vucciria, per connettere le attività del mercato con il tessuto circostante, anche attraverso accurate operazioni di branding. Favorire la residenza e le attività mercatali chiudendo il ciclo di vita dei servizi di prossimità, di cui il mercato è uno degli elementi centrali. Individuare gli spazi abbandonati da integrare in nuovi cicli di vita, legati alla sostenibilità ambientale degli spazi urbani e alla possibilità di chiudere cicli produttivi a km 0. Favorire l’integrazione dei mercati con le attività di ristorazione e con l’attrattività turistica attraverso specifici progetti. Introdurre spazi coperti, anche con strutture leggere, che possano migliorare la configurazione urbana ma anche aiutare la funzionalità commerciale.

Integrare la cittadella della Giustizia nel tessuto urbano del Mandamento Monte di Pietà. A partire dai vuoti dell’area del Capo, bisogna rivedere le funzioni ammissibili per agevolare la presenza di attività professionali e commerciali che possano generare una “cittadella della Giustizia” in modo da creare nuove relazioni spaziali e funzionali con i tessuti circostanti, integrando i servizi a supporto del Palazzo di Giustizia e delle Procure Nuove con spazi pubblici, parcheggi, e la fermata Metro-RFI “Giustizia”. Migliorare la qualità urbana e la multifunzionalità dell’area anche con la riscoperta e valorizzazione del sistema idrografico sotterraneo del Papireto, per arricchire l’offerta turistica dell’area.

Sostenere la residenza anche temporanea e innovativa. Per dare risposte efficaci alla domanda abitativa è importante inserire forme differenziate (per taglia e distribuzione) di residenza per accogliere le forme sempre più diversificate di abitanti: temporanei, intermittenti, nomadi, turisti, lavoratori, studenti. Partire da un progetto-pilota per creare una nuova polarità urbana con il recupero e la rifunzionalizzazione di grandi complessi edilizi inserendo funzioni autosostenibili (residenza temporanea, residenza alberghiera e di supporto al turismo nautico) per rendere vitale uno spazio urbano di diretta interazione con il mare e dotare il waterfront centrale di un grande servizio per la ricettività. Analogo processo dovrà essere attuato in altre aree di rigenerazione.

Promuovere il distretto culturale evoluto dei Mandamenti Tribunali e Castello a Mare. Istituire un Distretto culturale evoluto per consolidare il processo di valorizzazione del patrimonio culturale avviato con la riqualificazione dei Mandamenti Tribunali e Castello a Mare. Il Distretto Culturale è l’insieme organizzato di istituzioni, reti associative ed operatori privati e pubblici, per produrre un’offerta integrata di beni e di servizi culturali di qualità che parte dall’insieme di risorse presenti nel centro storico. Esso è un modello organizzativo creato per consolidare il processo di valorizzazione del patrimonio culturale avviato con la riqualificazione del centro storico. Compito del distretto è quello di promuovere la cultura come elemento qualificante dello sviluppo socio-economico locale. Per questo motivo al centro delle sue attività, rivolte sia ai turisti sia ai residenti, sono la fruizione innovativa dei beni culturali, la creazione di un efficiente sistema dei servizi, la qualità delle iniziative culturali e lo sviluppo armonico di tutte le attività economiche collegate.

Connettere larcipelago culturale della Kalsa. Il quartiere della Kalsa è un grande e prezioso laboratorio di futuro e riqualificare le sue vie storiche (con opportune pedonalizzazioni) consentirà di collegare in un unico distretto culturale Palazzo Aiutamicristo, lo Spasimo, l’Oratorio dei Bianchi, il Teatro Garibaldi, il Collegio della Sapienza alla Magione, il Museo Abatellis, l’Archivio di Stato, il Complesso monumentale e museale universitario dello Steri, Palazzo Butera, il Noviziato dei Crociferi, il Loggiato San Bartolomeo, anche sostenendo l’inserimento nelle aree da riqualificare di spazi ricreativi, commerciali e artigianali compatibili. Il ritorno di attività manifatturiere e artigianali, anche innovative, consentirà di riportare il lavoro nel quartiere in un fertile accordo tra riqualificazione edilizia, offerta museale e dinamismo economico. Complementariamente, bisognerà intervenire sugli spazi abbandonati di via Scopari, del vicolo della Salvezza e della piazzetta dei Bianchi per creare una trama trasversale all’asse di via Alloro, rafforzando la qualità urbana. Anche un nuovo festival della Kalsa potrebbe contribuire a rilanciare il dinamico tessuto culturale esistente rafforzandolo come ecosistema.

Promuovere linterazione spaziale e funzionale tra città e porto. Il Piano Regolatore Portuale recupera alla fruizione urbana l’intero arco portuale attraverso la sua riqualificazione, rifunzionalizzazione e permeabilità, individuando spazi di connessione significativi tra le aree portuali a maggior vocazione urbana ed i tessuti più prossimi della città.

Il piano prevede non solo innesti, ma anche affacci sull’acqua e nuove aperture della città sul porto. È venuto il tempo di estendere le aree di interfaccia città-porto per offrire servizi culturali della città agli utilizzatori del porto e viceversa e incrementare l’offerta di servizi urbani all’interno della giurisdizione portuale per aumentare l’integrazione. Migliorare l’accessibilità all’area del waterfront e riqualificare le aree limitrofe al parco archeologico del Castello a Mare (ex Centrale Elettrica), alla Cala, al Foro Italico, al Molo trapezoidale, all’Arsenale e all’Acquasanta per incrementare le relazioni tra il mare e la città, promuovendo l’ibridazione tra le funzioni portuali e le attività commerciali e i servizi culturali della città. Le attività portuali possono essere in grado, e in parte lo sono già state, di innescare processi di ricucitura con il tessuto edilizio della città storica a esse limitrofe (basti pensare al Foro Italico dove, negli ultimi anni, è stato avviato un processo di riqualificazione che sta rigenerando l’intero contesto nel quale è inserito).

Grazie all’impulso dell’Accordo quadro tra il Comune e l’AdSP, bisogna riprendere la pianificazione di massima delle “aree-bersaglio” per rendere coerenti le funzioni, la mobilità e la qualità delle aree immediatamente adiacenti alle aree portuali in maggiore trasformazione (via Crispi-via Amari, via Castello, Cala, Sant’Erasmo). Il miglioramento dell’interazione tra le aree portuali, le aree costiere e la città dovrà essere garantito da una complessiva variante urbanistica costiera che funga da anticipazione del PUG capace di agire nel breve tempo su un’area urbana di grande importanza e in corso di poderosa trasformazione (si veda il paragrafo 8.2.).

Realizzare nuovi servizi sportivi e ricreativi per la Costa Sud. La rigenerazione della Costa Sud non è solo una questione di bonifica ambientale, ma ci interroga sul suo ruolo nella città futura. La sua rinascita, quindi, richiede anche l’inserimento di servizi sportivi e ricreativi di rilevanza metropolitana e connessi alla zona economica speciale, e che siano anche utili alla fruizione locale, sia intervenendo sul sistema di trasporto per migliorarne l’accessibilità (trasporto pubblico e mobilità alternativa, rete viabilistica) e della sosta, sia migliorando la viabilità costiera per renderla più fluida. Il completamento della bonifica del parco Libero Grassi e la sua trasformazione in un grande parco costiero e la connessione dei servizi alla fruizione del mare di Romagnolo, dello Sperone, della Bandita e di Acqua dei Corsari concorrono al potenziamento della coesione sociale e della produttività dei quartieri costieri.

Riqualificare le borgate marinare. In una città che voglia tornare a essere composta da quartieri e non da fragili periferie, tutte le borgate marinare della costa sud e della costa nord devono essere dotate di centralità e autonomia nell’ottica di rafforzamento del policentrismo urbano e della auto-sufficienza relativa, anche attraverso il recupero degli edifici storici, la qualificazione degli spazi pubblici e la reintroduzione di attività manifatturiere compatibili e connesse alle attività costiere della pesca, della balneazione, del turismo nautico, della cantieristica minore. È indispensabile la progettazione delle aree interfaccia città-porto attraverso accurate pedonalizzazioni e la riqualificazione delle piazze antistanti i porticcioli.

Riqualificare le pendici urbane di monte Pellegrino. Restaurare e valorizzare le dodici grandi cisterne di carburante alle falde sud-ovest del monte, progettate da Pier Luigi Nervi, sia come museo della memoria della Seconda Guerra Mondiale sia come spazio ipogeo per attività culturali ed educative o sportive. Ristrutturare l’area ex Ancione e integrare i cicli di vita del microsistema agricolo con la città e riconnettere gli usi agricoli di Cortile Castellana con la città densa (Ammiraglio Rizzo e Via Monte Pellegrino). Rigenerare il sistema residenziale di borgata compresso tra la Caserma Cascino e gli edifici multipiano di via Ammiraglio Rizzo. Rispondere alla domanda insediativa del quartiere sia attraverso edilizia libera che sociale. L’intervento di rigenerazione del tessuto urbano sarà l’occasione per dotare il quartiere delle dotazioni territoriali di cui è maggiormente carente. Integrare le funzioni residenziali miste con l’attrattività delle funzioni innovative e produttive della ex Chimica Arenella.

Incrementare l’attrattività e la qualità insediativa nellarea Fiera-Sampolo-Ortofrutticolo. L’area formata dalla ex Fiera del Mediterraneo, dal mercato ortofrutticolo (in fase di attuale riqualificazione e potenziamento e di cui dovrà essere valutata una nuova e più adeguata collocazione), dal sedime non più in esercizio della ex stazione ferroviaria Sampolo (a parte una fascia a servizio del metrotreno) è una preziosa occasione di ridisegno urbano.

L’obiettivo è quello di riutilizzare gli spazi fieristici e ferroviari dismessi per nuove funzioni terziarie, residenziali, inclusa l’edilizia residenziale sociale e le residenze temporanee, e commerciali, come complemento dell’area del waterfront centrale e per dotare il quartiere dei servizi necessari per incrementarne la qualità della vita. Nell’area della ex Fiera del Mediterraneo, di proprietà comunale, è già in corso di progettazione definitiva la realizzazione di un primo intervento per un centro congressi da 5000 posti (finanziato dalla Regione Siciliana per circa 15 milioni di euro) che dovrà essere integrato con più ampie e attrattive aree espositivo- congressuali e con un parco attrezzato a servizio della città. Quest’ultima funzione sarà messa in relazione con le possibili funzioni per il tempo libero nell’area della ex stazione Sampolo, che potrebbe offrire una efficace music venue per le nuove economie del tempo libero e della notte, sempre più rilevanti per le grandi città.

Nel breve termine, nell’area Sampolo di proprietà di Sistemi urbani e destinata alla valorizzazione potranno essere collocate funzioni temporanee per il tempo libero che possano fungere da colonie di innesco per il più ampio progetto di rigenerazione che permetta di realizzare un parco urbano attrezzato e una connessione ciclopedonale fino a via Autonomia Siciliana.

Una parte dell’area Sampolo potrebbe anche svolgere preziose funzioni di piattaforma logistica a servizio della mobilità sostenibile e delle funzioni commerciali del porto. L’obiettivo generale è promuovere la qualità insediativa eliminando i detrattori ambientali derivati dalle funzioni ferroviarie, incrementando le dotazioni territoriali di alto rango e quelle locali, e favorendo nuove relazioni tra la città e il porto.

Inoltre, sarà necessario ridisegnare l’accessibilità dell’area, decongestionando il traffico e assicurando una mobilità alternativa al mezzo privato grazie alla vicina presenza di una stazione del metrotreno e alla futura linea tramviaria. Nell’area attorno all’Ucciardone, anche riutilizzando l’ex gasometro di via Remo Sandron, le nuove funzioni implementeranno l’interfaccia città-porto, stimoleranno la rigenerazione di Borgo Vecchio e garantiranno le connessioni tra il sistema dei parchi urbani ed il waterfront attraverso la realizzazione di nuovi parchi attrezzati connessi alla rete ecologica urbana. Il potenziamento dell’attrattività dell’area potrebbe essere amplificato dall’inserimento nella nuova perimetrazione della ZES.

La rigenerazione del Borgo Vecchio e le connessioni tra il sistema dei parchi urbani ed il nuovo waterfront del porto commerciale passeggeri dovranno essere integrate con la riqualificazione del carcere dell’Ucciardone destinandolo ad attrezzature museali, culturali ed espositive e spazi a fruizione pubblica. Ciò consentirà anche gli ulteriori obiettivi di facilitare una politica di nuova edilizia carceraria, moderna e civile, da rilocalizzare opportunamente, e di aggiungere una nuova occasione di spazi pubblici attrattivi in questa parte della città a completamento delle trasformazioni in atto e in connessione con la riqualificazione dell’area della ex stazione Sampolo.

Densificazione e multifunzionalità in via Imera. Ricucire l’area del sedime ferroviario nei pressi di via Imera (ex area Cortile Cascino) e integrare con la futura fermata “Giustizia” della linea Metro-RFI. Realizzare un parco lineare sia per garantire una maggiore vivibilità dell’area, sia per garantire una migliore gestione delle acque che convergono nell’area di impluvio del Papireto, localizzando usi residenziali e terziari e connettendolo a nord con il parco di Notarbartolo e a sud con il parco della Garofala.

Realizzare il polo delle imprese creative e innovative alla ex Manifattura Tabacchi. Nell’ambito del grande progetto della città-porto, nella grandissima e bellissima area dell’ex Lazzaretto e poi Manifattura Tabacchi (oggi di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare) potrebbe essere allocata una struttura complessa e multifunzionale dedicata ad attività connesse alla ricerca, all’innovazione e alla cultura. Sia la Manifattura Tabacchi che, più avanti lungo la costa, dopo i Cantieri Navali, gli ex Magazzini Tirrenia, di proprietà dell’Autorità portuale, potrebbero accogliere un innovation hub , un incubatore di imprese innovative connesso con l’Università di Palermo e con altri enti di ricerca, come il CNR, con propensione all’innovazione digitale ed energetica, alle manifatture innovative e alla ricerca e sviluppo in campo biomedicale.

L’obiettivo di questa azione, evidentemente capace di generare nuovo valore urbano, è quello di integrare le funzioni innovative culturali e creative con quelle della ricerca e sperimentazione scientifica e della produzione ad alto valore aggiunto e con quelle turistiche e portuali lungo l’asse Arenella, Acquasanta, Cantieri Navali.

Infine, sarà importante integrare il sistema di via Montalbo con l’asse costiero per rigenerare l’area di grande valore geomorfologico del torrente Passo di Rigano che sfocia in mare all’interno dell’area dell’ex Manifattura Tabacchi. Anche in questo caso l’inclusione di queste aree risorsa nella ZES sarebbe un efficace incentivo.

Riqualificare il polo sportivo di San Filippo Neri. Qualificare l’offerta di servizi sportivi nell’area nord della città con un nuovo polo per gli spettacoli sportivi e la dotazione di servizi urbani e di prossimità (sport, luoghi di aggregazione, attività ricreative, ricettive e commerciali) come occasione per conferire un nuovo ruolo alla zona, per integrare e aumentare l’offerta di servizi e infrastrutture per la popolazione dei quartieri limitrofi, per riorganizzare il sistema dell’accessibilità. Incrementare le dotazioni di prossimità aumentata per la auto-sufficienza relativa del quartiere.

Realizzare il polo integrato naturalistico, sportivo e del tempo libero del Parco della Favorita, di viale del Fante e di viale Duca degli Abbruzzi. Senza pregiudicare i valori naturalistici, è necessario intervenire con azioni innovative di tutela ambientale e di valorizzazione delle aree compatibili per il tempo libero della Riserva Naturale Orientata della Favorita e di Monte Pellegrino, connettendo le aree di pregio naturalistico con le aree attrezzate, gli impianti sportivi esistenti e le aree monumentali con le aree limitrofe per estenderne la funzione legata alle attività all’aria aperta. Il polo integrato dovrà includere l’ex campo nomadi, il parco di Villa Castelnuovo e il Teatro di Verdura, la Palazzina Cinese e Villa Niscemi, la Città dei Ragazzi e il Museo Pitrè, fino a includere la valorizzazione delle cisterne progettate da Pier Luigi Nervi alle falde di Monte Pellegrino entro un grande progetto di parco urbano in cui coesistano la protezione dei valori paesaggistici ed agricoli, la valorizzazione dei giardini storici e la fruizione del tempo libero compatibile.

Le preziose aree agricole dei mandarineti della Favorita, in particolare, dovranno offrire, eventualmente differenziandosi, funzioni culturali di testimonianza del paesaggio storico e didattico-ambientali collegate a una nuova agricoltura urbana. Anche le attrezzature sportive comprese nell’area dovranno trovare una integrazione complessiva che miri alla migliore accessibilità e fruizione dello stadio di calcio, dello stadio per l’atletica leggera e dell’area per le attività all’aperto collocati lungo viale del Fante anche inserendo ulteriori attrezzature sportive e ricreative più leggere (percorsi-vita, piste di pattinaggio, percorsi equestri, palestre di arrampicata, skateboard acrobatico, yoga, tai chi chuan, pilates, ginnastica dolce, etc.).

Particolare attenzione dovrà essere data alla riorganizzazione ed incremento delle aree a parcheggio e alla viabilità con adeguata differenziazione delle modalità e delle velocità (ciclovie in sede propria, zone 30, sentieri pedonali, funivia) nonché alla realizzazione di adeguati punti di ristoro, di informazione, di educazione ambientale e di servizi per rendere più attrattiva e performativa tutta l’area, facendone una grande centralità vegetale della città.

5.2. Direttive generali relative alla città ecologica

Incrementare lestensione delle aree balneabili e difendere le coste. Completare gli interventi di disinquinamento (opere fognarie e discariche ed ex aree chimico-industriali) funzionali alla messa a sistema delle risorse ambientali costiere e di importanti siti naturalistici quali l’Area marina protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine. Il disinquinamento consentirà la balneazione o, dove risultasse impossibile autorizzarla, la realizzazione di strutture di aggiuntive sopraelevate o galleggianti (come nella tradizione dei lidi balneari palermitani lungo la costa meridionale) a supporto alla fruizione costiera (piattaforme per performance all’aperto, attività sportive, elioterapia, etc.).

Il Grande Anello Vegetale: realizzare la rete ecologica urbana e potenziare il Parco di Villa Turrisi e il Parco Uditore. Riconnettere e ricucire il sistema dei parchi urbani centrali e del waterfront consentirà di formare una grande cintura vegetale attorno ai quartieri centrali della città per aumentare la loro qualità ecosistemica e mettere a sistema i parchi e i giardini storici presenti nell’area nord di Palermo, le aree agricole intercluse, il sistema dei viali alberati e riconvertire ad uso di greenway ciclabili dei tratti ferroviari a scartamento ridotto dismessi.

La rete ecologica urbana, potenziata anche attraverso progetti di forestazione urbana, concorrerà anche a incrementare la permeabilità urbana riducendo l’isola di calore, aumentando la resilienza dei tessuti urbani e riducendo i rischi per le persone prodotti dalle alluvioni. Tutelare l’area e predisporre la fruizione degli spazi da parte degli utenti, costruzione di una rete vegetale di collegamento tra il Parco di Villa Turrisi, il Parco Uditore e gli altri parchi della rete ecologica urbana attraverso il riuso della linea ferroviaria a scartamento ridotto abbandonata.

L’azione di ricucitura dei due grandi parchi salvati alla speculazione edilizia dilagante nell’area serve a riconnettere le trame ecologiche delle falde dei monti con importanti ripercussioni positive sulla tenuta del sistema idrogeologico. Gli elementi fondamentali della rete ecologica urbana sono i parchi e le aree che possono offrire alla città un grande anello vegetale che la circonda e la protegge: Maredolce, Garofola, Villa Turrisi, Parco Uditore, Villa Bonanno, Castello della Zisa, Villa Malfitano, Sperlinga, Foro Italico, Castello a Mare, Villa Trabia, Giardino Inglese, Lolli-Notarbartolo, Palazzina Cinese, Villa Niscemi, Parco della Favorita, Boccadifalco, Piana dei Colli, Mondello.

Il diritto alla vegetazione urbana deve entrare in maniera strutturale nei diritti alla città, anche come diritto alla salute delle persone. Per tutelarlo e garantirlo dovremmo estendere il più possibile la presenza della vegetazione urbana come progetto di città, applicando, per esempio, il modello “3, 30, 300” elaborato dalla Università di Vancouver: 3 alberi visibili da ogni abitazione, 30% di copertura arborea su scala cittadina, 300 metri dal parco più vicino. Un progetto di città basato su un uso consapevole di soluzioni basate sulla natura che producono nuove forme di spazio urbano.

Connettere i parchi centrali. I grandi parchi urbani e le ville storiche che si trovano nel centro della città – dai giardini della Zisa fino al Giardino Inglese – rappresentano una risorsa non ancora sistematizzata per la sostenibilità ecologica della città. Bisogna garantire la fruizione delle aree pubbliche e di uso pubblico di tutti questi parchi e connetterli con sistemi di mobilità lenta pedonale e ciclabile, con aperture e connessioni leggere per realizzare una continuità vegetale all’interno della città densa.

Istituire il parco fluviale dellOreto. Attraverso un’azione congiunta dei comuni di Palermo, Monreale e Altofonte, della Regione Siciliana e delle associazioni ambientaliste bisogna recuperare l’unitarietà del corso fluviale e riconnettere, attraverso l’Oreto, la città con i più vasti sistemi naturali dell’entroterra, da un lato, e con la costa sud, dall’altro. Perimetrare il parco e istituirne la creazione, avviare la riqualificazione ambientale del bacino fluviale e realizzare strutture per la fruizione turistica, attrezzature pubbliche di orientamento e di servizio (centri visita e foresterie) darà piena agibilità al parco fluviale dell’Oreto.

Metroparchi: estendere ed integrare la rete ecologica metropolitana. È indispensabile estendere la rete ecologica urbana alla rete dei parchi metropolitani (metroparchi) mettendo a sistema le aree dei Monti di Palermo, le Riserve Naturali Orientate di Monte Pellegrino e Capo Gallo-Isola delle Femmine, la Riserva Naturale Integrale delle grotte Conza e Molara, che diventano un sistema unico con il parco agricolo di Ciaculli, il parco fluviale dell’Oreto e l’anello vegetale urbano. Blueway , greenway e percorsi ciclopedonali boscati connettono la rete della mobilità lenta metropolitana.

Sostenere lagricoltura urbana multifunzionale. Per estendere la Palermo “tutta orto” che si sta configurando negli ultimi anni è indispensabile aumentare gli orti condivisi, i parchi agricoli, gli spazi e le funzioni per il sostegno alla filiera corta e cortissima, anche per alimentare in maniera salubre i bambini delle scuole e per contrastare la povertà alimentare sempre più estesa. Vuol dire, quindi, adottare un modello di sviluppo circolare che integri la componente della rigenerazione urbana, quella produttiva agricola e quella energetica e del riciclo degli scarti nell’ambito di una vera e propria food policy (come già sta sperimentando Milano e prima ha fatto Londra).

Il parco agricolo di Ciaculli, per la sua estensione, dovrà essere riconfigurato come un vero distretto agricolo rururbano dove integrare la produzione degli agrumi, il riutilizzo delle aree manifatturiere, l’uso delle risorse idriche ed energetiche, la riqualificazione dei centri abitati agricoli e il potenziamento delle infrastrutture, in connessione con i presidi di inclusione sociale presenti al suo interno. Pur nell’ambito di una microeconomia, questa azione a mio parere ha interessanti caratteri di autosostenibilità se immessa nel nuovo scenario delle politiche agricole urbane e della qualità e sicurezza alimentare.

Rigenerare l’edilizia residenziale pubblica. I quartieri di edilizia residenziale pubblica (San Filippo Neri, Borgo Nuovo, Bonagia, Borgo Ulivia, Settecannoli, Sperone, Santa Rosalia, Montegrappa, etc.) non sono solo luoghi portatori di problematicità (marginalità, fragilità, criminalità, povertà) ma anche preziose riserve di resilienza sociale generata dalla presenza di una vivace associazionismo e una dinamica cittadinanza attiva. Bisogna riprendere una pianificazione generale dell’edilizia residenziale pubblica per rigenerare sia la scala edilizia (con una maggiore efficienza energetica degli edifici) sia quella di quartiere, contribuendo alla riqualificazione degli spazi pubblici e all’applicazione di principi e dispositivi per l’efficientamento energetico e l’autoproduzione da fonti rinnovabili per farne dei veri e propri eco-quartieri capaci di ridurre quasi a zero il consumo di energia da fonti fossili ( near zero energy neighbourhood ), agevolando anche la realizzazione del social housing per rispondere alla numerosa domanda non soddisfatta di edilizia residenziale pubblica o privata ad accesso calmierato.

Naturalmente, la strategia di riqualificazione edilizia a base energetica dovrà essere estesa a tutto il patrimonio immobiliare pubblico e privato, con forme e incentivi differenziati, in modo da migliorare le classi energetiche delle abitazioni, come previsto dal Consiglio Europeo, raggiungendo la classe E entro il 2030, la D nel 2033, per arrivare a zero emissioni entro il 2050. Inoltre, riconnettere i grandi quartieri di edilizia pubblica alla città centrale significa sia migliorare il trasporto pubblico locale sia localizzare alcune funzioni centrali per ridurre la desertificazione residenziale e commerciale. Infine, per densificare gli spazi pubblici, troppo spesso anonimi piazzali degradati, serviranno progetti di suolo e dispositivi per le diverse funzioni possibili che localizzino presidi di comunità per avvicinare i servizi amministrativi e rafforzare i diritti, introdurre servizi educativi, sportivi, socio-culturali e sanitari di rango urbano e metropolitano.

Costituire la rete dei “centri di prossimità aumentata” nei quartieri e la città dei 15 minuti. Nella città policentrica dobbiamo incentivare la diversità dei 25 quartieri per tornare a essere luoghi sicuri, sani e accessibili per la vita delle persone, colmando il divario educativo, lavorativo, culturale, digitale, dotandosi di servizi alla cittadinanza, di micro-presìdi di salute pubblica e di comunità energetiche autosufficienti. Si potrà costituire, così, una rete di centri della prossimità aumentata che eroghi servizi di quartiere e garantisca la risposta a molti bisogni della comunità locale entro raggi variabili ma percorribili in 15 minuti (a piedi, in bicicletta, con la micromobilità elettrica), riducendo la mobilità centripeta e la congestione del centro. Non va trascurato il fatto che stimolare la mobilità pedonale concorre anche a ridurre i problemi di salute delle persone, facilitando la percorrenza di quei chilometri giornalieri necessari a tenere in forma il metabolismo e ridurre i problemi legati alla sedentarietà, come indicano i principi della Health City.

Promuovere e sostenere il riciclo e gli usi temporanei e supportare l’urbanistica tattica. In attesa di realizzare trasformazioni più cospicue e definitive, il riuso temporaneo di spazi ed edifici pubblici è una modalità imprescindibile per riattivare luoghi in attesa, ma richiede nuovi strumenti e processi ed accordi pubblico-privato che supportino la cura dei beni comuni urbani e la loro valorizzazione per contrastarne il degrado urbano e promuovere l’inclusione sociale. Il regolamento per la cura dei beni comuni urbani è lo strumento necessario per attivare forme e patti di collaborazione che contribuiscano alla rigenerazione di spazi ed edifici e alla riattivazione delle comunità. Il riciclo di aree sottoutilizzate e l’incentivazione di usi temporanei (di sperimentazione o di attesa) consente di realizzare una città policentrica dello spazio domestico/urbano aumentato attraverso dispositivi pop-up e spazi intermedi che possano consentire una vita di relazioni in sicurezza (allargare i marciapiedi e prevedere pedonalizzazioni temporanee per ampliare gli spazi per l’educazione, il gioco, il tempo libero e l’attività fisica).

È indispensabile promuovere e realizzare interventi di urbanistica tattica e di recupero edilizio in auto-costruzione (entro una visione progettuale condivisa che ne permetta il massimo impatto) per nuove modalità, flessibili, temporanee o di emergenza, per la residenza sociale e la fruizione della cultura e del tempo libero nello spazio pubblico.

5.3. Direttive generali relative alla città innovativa e produttiva

Potenziare la città della salute. La salute non è più solo un bene individuale ma è un bene comune che richiama ciascuno ad adottare comportamenti virtuosi basati sul rispetto reciproco e richiede una organizzazione della città in grado di condizionare e modificare i bisogni emergenti, gli stili di vita e le aspettative dell’individuo. Bisogna, quindi, promuovere le strategie della Health City , della città che si prende cura della salute dei suoi abitanti, attraverso azioni integrate sul piano sanitario, socio-assistenziale e urbanistico (come la facilitazione della mobilità pedonale o ciclabile).

Serve anche, naturalmente, potenziare e valorizzare il sistema ospedaliero formato dall’Ospedale Civico e dal Policlinico attraverso la riqualificazione delle strutture ospedaliere e il loro potenziamento con la realizzazione di nuovi servizi, nonché la realizzazione di un nuovo ospedale universitario che sia un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, per dotare Palermo di un sistema di ospedali di eccellenza che perseguono finalità di ricerca nel campo biomedico e in quello della organizzazione e gestione dei servizi sanitari. Incrementare la gestione in comune di servizi sanitari e riqualificare il sistema delle relazioni tra i due poli (Ospedale Civico e Policlinico) e con il quartiere genererà una maggiore permeabilità tra le due strutture e di queste con il tessuto di contesto. Analoga integrazione urbana dovrà essere attuata per le altre strutture ospedaliere che dovranno aprirsi ai contesti circostanti e dotarsi di spazi e servizi complementari per ampliare le funzioni non cliniche connesse al più generale benessere dei pazienti e delle famiglie.

Infine, con le risorse del PNRR dovranno essere realizzati uno o due ospedali di comunità per incrementare la rete di assistenza territoriale, svolgendo una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero.

Potenziare il polo culturale dei Cantieri culturali della Zisa. L’area dei Cantieri culturali alla Zisa è un importante polo culturale grazie alla presenza di importanti istituzioni e associazioni culturali, incubatori per nuove imprese innovative, del polo museale delle arti contemporanee, del Centro Sperimentale di Cinematografia e dell’Accademia di Belle Arti. Rifunzionalizzare gli spazi non ancora utilizzati consentendo loro una maggiore flessibilità per accogliere funzioni diversificate nel campo degli eventi e migliorare il sistema delle relazioni con i quartieri limitrofi, con Villa Malfitano e con il Castello della Zisa. Rendere permeabile il muro perimetrale e localizzare servizi di quartiere, nonché migliorare l’accessibilità con il trasporto pubblico locale e la mobilità ciclopedonale.

Incrementare la qualità insediativa attraverso un nuovo parco lineare tra lex Stazione Lolli e la stazione Notarbartolo. Rigenerare l’area dell’ex Stazione Lolli (una parte della quale sarà il nuovo campus della LUMSA), anche in connessione con la presenza della omonima fermata del Passante ferroviario e con la vicina fermata dell’Anello ferroviario, consentirà di accogliere spazi espositivi e servizi, recuperare e connettere l’area con altre strutture di interesse culturale poste nelle vicinanze, quali i Cantieri culturali e il Castello della Zisa, le Ville Malfitano, Serradifalco, Filippina e la Caserma De Maria (in vista di un suo riuso anche parziale). Nell’ambito di un approccio incrementale e adattivo andranno favoriti usi temporanei e nuove funzioni (residenza, esercizi di vicinato e attività commerciali) e un incubatore per l’innovazione, per favorire l’integrazione urbana e una fruibilità dell’area estesa a diverse tipologie di abitanti e a un ampio arco temporale che riduca i costi di gestione. Nel medio termine potrà essere realizzato, in partenariato con RFI e Sistemi urbani, un parco urbano lineare lungo l’area di sedime ferroviario per ricucire la sutura costituita dalla inattuale trincea ferroviaria in pieno centro.

Smart Campus Unipa: potenziare ricerca universitaria e innovazione attraverso i distretti tecnologici e gli ecosistemi dell’innovazione. L’innovazione digitale ed energetica del campus di viale delle Scienze e la trasformazione di via Archirafi in un secondo campus urbano costituiscono un obiettivo per stimolare un elevato grado di integrazione tra università, centri di ricerca e piccole e medie imprese. La transizione digitale, ecologica ed energetica dei campus universitari li propone come quartieri sperimentali di innovazione, ampliandone la funzione di centralità urbane e di veri e propri distretti tecnologici. In particolare, alcune aree libere all’interno del Campus universitario di viale delle Scienze (a ovest) e un’area situata tra il polo di via Archirafi dell’Università di Palermo e il fiume Oreto sono occasioni per potenziare le reti della formazione e della ricerca ed estendere il loro impatto urbano derivato dal trasferimento tecnologico.

Innovare larea produttiva di Brancaccio per farne una Fab City. Nella parte meridionale della città, interna ma sempre intimamente connessa alla viabilità costiera, si trova l’area industriale di Brancaccio a cui fanno principalmente riferimento i comparti metalmeccanico e alimentare, benché in riduzione produttiva. L’area, oltre ad accogliere nuove attività della logistica (si è appena insediata Amazon) e della trasformazione industriale, potrebbe trasformarsi in una Fab City , una ampia cittadella manifatturiera che stimoli la rigenerazione degli spazi ed edifici non ancora utilizzati per accogliere funzioni capaci di innescare nuovo dinamismo economico nel quartiere: un polo per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie informatiche, un acceleratore di impresa con particolare riferimento al settore dell’innovazione digitale, un campo di sperimentazione per i makers urbani, luoghi per la gestione integrata dei rifiuti elettrici ed elettronici, una piastra logistica, etc.

Istituire una Zona Speciale dell’Innovazione nell’ex Gasometro e strutture connesse nell’ex Macello. Per riportare in vita alcune aree dismesse lungo la costa meridionale, è indispensabile la sinergia con la ZES sarà indispensabile istituire una sorta di Zona Speciale dellInnovazione tra le due sponde del fiume Oreto per stimolare la rigenerazione urbana e per mettere a sistema il parco fluviale, la sua foce e il sito Unesco del Ponte dell’Ammiraglio, nonché per rigenerare i quartieri residenziali adiacenti. Nell’ex Gasometro di via Tiro a Segno, di proprietà della società partecipata AMG Energia, dovrà essere stimolata la realizzazione di un centro di ricerca, sperimentazione e formazione su aspetti tecnologici legati alla transizione energetica.

Un hub di innovazione con tecnologie multifunzionali (monitoraggio ed educazione ambientale, efficienza energetica, mobilità sostenibile, servizi digitali per cittadini e imprese) e crocevia di interessi scientifici dell’area metropolitana. Nell’ex Macello, di proprietà comunale, bisogna promuovere l’innovazione sociale recuperando gli edifici di valore storico-testimoniale e demolire quelli che ne sono privi per realizzare laboratori, sale riunioni, sale didattiche, uffici, residenze temporanee, sia a supporto delle funzioni insediate nell’ex Gasometro che più in generale delle attività attrattive della foce dell’Oreto. Per estendere la dimensione multimodale e metropolitana dell’area, dovranno anche essere inseriti spazi e infrastrutture per l’accoglienza, il dialogo interculturale e l’integrazione sociale, integrati con le preziose funzioni universitarie, culturali e sociali già presenti nei dintorni dell’area, estendendone così l’efficienza e l’impatto.

Riqualificare gli stabilimenti dell'ex Chimica Arenella: ricettività, residenza e servizi. La riqualificazione della preziosa testimonianza di archeologia industriale nella borgata dell’Arenella, realizzata agli inizi del Novecento e oggi di proprietà comunale, è una straordinaria occasione anche per rigenerare l’omonimo borgo marinaro e il porto turistico e peschereccio adiacenti con la bellissima tonnara dei Florio. L’enorme area della ex industria chimica, una vera e propria città industriale, è formata da alcuni grandi edifici multipiano e da alcuni capannoni più piccoli affacciati sul mare, i quali, in partenariato pubblico-privato o attraverso un intervento interamente privato (eventualmente tramite alienazione), potranno accogliere nuove funzioni di alto rango metropolitano, anche ricettive e residenziali speciali (foresterie, studentati, ostelli, co-housing), anche connesse alla diportistica e alla balneazione. Le funzioni insediate dovranno avere un’alta capacità di profitto per compensare i necessari costi per la bonifica del suolo e le opere di perequazione sociale e ambientale a servizio del quartiere.

Realizzare il museo diffuso della città e il museo del Liberty. Realizzare un museo-città, diffuso attraverso azioni di sistema che valorizzino le risorse culturali esistenti, definire itinerari storico-monumentali, generare nuovi servizi. Realizzare un edificio dall’elevato valore simbolico e porta di accesso: il Museo del Liberty e la riqualificazione dell’area simbolica di Villa Deliella potranno essere il portale da cui partire per esplorare il vasto palinsesto Liberty della città. Serve un museo che sia un dispositivo complesso per formare i cittadini, un nuovo spazio urbano e non solo un edificio, una infrastruttura culturale e non solo un servizio, una sineddoche del museo diffuso.

Realizzare lasse multiservizi della direzionalità e del commercio lungo la via Ugo La Malfa nord. Realizzare un asse dei servizi, tradizionali e innovativi, riammagliando i tessuti sfrangiati di via Ugo La Malfa nord attraverso la progettazione di interfacce vegetali, sportive e di spazio pubblico che ricostituiscano un tessuto urbano in sostituzione del tessuto industriale/commerciale ormai non più adeguato alle funzioni dell’area, anche grazie alla sua nuova accessibilità ferroviaria/metropolitana. Connettere l’asse multiservizi con le centralità direzionali regionali in testa del sistema.

Potenziare e specializzare la ZES. La Zona Economica Speciale già istituita lungo la costa è un poderoso acceleratore di sviluppo, grazie alle sue semplificazioni procedurali, alla sua capacità di azione in deroga e alle risorse tecnico-finanziarie. Ma per amplificarne le performance e renderla un soggetto abilitante ancora più efficace bisognerà rivederne i perimetri, includendo le aree in trasformazione che possono offrire ulteriori opportunità di estensione delle funzioni del porto e potenziare le agevolazioni fiscali e amministrative a supporto delle attività economiche connesse alla costa (la Chimica Arenella, la Manifattura Tabacchi, la Fiera del Mediterraneo, la stazione Sampolo, la Costa Sud, etc.).

5.4. Direttive generali relative alla città interconnessa e della mobilità sostenibile

Migliorare la mobilità. La finalità è quella di migliorare le condizioni di fruizione della città e, pertanto, delle condizioni di accessibilità alla residenza, ai servizi pubblici ed ai luoghi di lavoro, utile anche alla riduzione dell’inquinamento acustico ed atmosferico. Le azioni prioritarie da intraprendere (alcune delle quali verranno approfondite di seguito), in sinergia con il PUMS, sono:

  • sviluppare il sistema della mobilità urbana tramite “la cura del ferro”, potenziando ed estendendo il sistema integrato di trasporto su rotaia, unitamente alla modalità del trasporto pubblico su gomma, la cui presenza sul territorio rimane di fondamentale importanza quale sistema di adduzione capillare alle linee di forza del trasporto urbano da prevedere su rotaia;
  • promuovere l’intermodalità, anche con particolare riferimento all’infrastrutturazione viaria prevista dall’OPCM 3255/02, attraverso un’attenta valutazione degli aspetti pianificatori, tecnologici ed economici che consenta di selezionare le opere da prevedere nel redigendo Piano e, al contempo, di orientare la loro realizzazione a principi di equilibrio finanziario, ove i costi di costruzione siano comparabili ai proventi derivanti dagli interventi di trasformazione del tessuto urbano;
  • svolgere una verifica generale del sistema della maglia principale stradale, in particolare rispetto alla sua continuità geometrica e alla sua coerenza funzionale, provvedendo al necessario riammagliamento della rete stradale, con particolare riferimento alle connessioni trasversali tra i grandi assi radiali che collegano il centro storico con la periferia (ossia il fiume Oreto, le aree ferroviarie, la circonvallazione);
  • qualificare le funzionalità del viale Regione Siciliana, tramite una più efficiente soluzione infrastrutturale dei nodi esistenti, tramite la ricerca di nuovi nodi, tramite l’individuazione di soluzioni atte a migliorare la permeabilità trasversale sia pedonale (opere di scavalco) sia veicolare (varchi tra le carreggiate, opere di scavalco, ecc.);
  • riservare particolare attenzione all’eventuale pianificazione di opere stradali, di rango ed interesse sovracomunale, atte a collegare direttamente le autostrade, senza che i flussi veicolari di mero attraversamento possano essere influenzati dal traffico cittadino.
  • incentivare dell’uso della mobilità ciclabile, e della mobilità dolce più in generale, attraverso la realizzazione di una rete efficace e sicura che connetta le scuole, gli uffici e i servizi pubblici e collettivi in generale;
  • prevedere una distribuzione organica e diffusa di parcheggi, anche al fine di restituire alla maglia stradale il proprio ruolo primario, in particolare in prossimità del Centro Storico e dei maggiori poli attrattori (quali strutture ospedaliere e scolastiche, servizi amministrativi, etc.), prevedendo comunque un sistema organico di parcheggi di interscambio modale in prossimità delle linee di forza del trasporto pubblico su rotaia e su gomma.

Potenziare il trasporto integrato su ferro: linea ferroviaria regionale, metropolitana e tram. Interconnettere in forme compatibili con l’identità dei luoghi e in maniera semplificata per gli utenti il sistema ferroviario metropolitano, il sistema tramviario esistente e di progetto (le future linee A, B, C e D, E1, E2, F, G che completano la rete con le modifiche e integrazioni connesse, soprattutto per la porzione della tratta A che attraversa i tessuti storici) e la Metropolitana Leggera Automatica (MAL) che connette l’asse Stazione Centrale-De Gasperi. Progettazione delle principali fermate e dei nodi di interscambio come elementi qualificatori dello spazio pubblico. Il pieno esercizio del Passante Ferroviario consentirà di avere una dorsale di connessione tra aeroporto, città, porto e stazione che, in accordo con Trenitalia, dovrà interpretare sia la funzione di trasporto regionale che quella di trasporto urbano (incrementando la frequenza fino a 10 minuti negli orari centrali), estendendo la sua funzione fino a Termini Imerese come porta del sistema Madonita e della Sicilia centrale. Integrare la rete ferroviaria locale con l’armatura infrastrutturale regionale, con il corridoio scandinavo- mediterraneo e con le autostrade del mare per incrementare il ruolo di Palermo come città- porta mediterranea ed europea.

Potenziare e migliorare la Stazione Notarbartolo. L’area della stazione Notarbartolo è un nodo strategico nel disegno di razionalizzazione del sistema di mobilità urbana. La riqualificazione della stazione e dei parcheggi, la realizzazione di una piastra attrezzata sulla trincea ferroviaria, nuovi edifici destinati ad accogliere funzioni direzionali e uffici, e parcheggi nell’area dei binari in trincea e la riorganizzazione del sistema della mobilità accrescono il ruolo del nodo di Notarbartolo che diventa uno degli hub strategici della città. Nel nodo Notarbartolo si prefigura anche la realizzazione di servizi condivisi per il South Working , un polo culturale, servizi e residenza, parcheggi e giardini pubblici. All’interno del nodo assume particolare importanza la riorganizzazione del sistema della viabilità finalizzata da una parte a conciliare tale ruolo con le esigenze del quartiere e dall’altra a facilitare i collegamenti trasversali con le aree a monte e a valle della stazione ferroviaria.

Realizzare la metromare di connessione costiera. In una città distesa lungo il mare e che sta riattivando molte aree costiere non possiamo non avere una mobilità marittima lungo la costa. Dovrà essere verificata, quindi, la realizzazione di un collegamento marittimo da Torre Ciachea (Aeroporto Falcone-Borsellino) a Cefalù, finalizzato sia alla fruizione turistica del territorio, sia a collegamenti alternativi via mare. Oltre ai due terminal vanno previsti approdi, con frequenza diversificata, ai porti di Isola delle Femmine, Sferracavallo, Mondello, Addaura, Vergine Maria, Arenella, Acquasanta, Cala, Sant’Erasmo, Romagnolo, Bandita, Aspra, Santa Flavia, San Nicola l’Arena, Termini Imerese, in modo da configurare una vera e propria metropolitana marittima alternativa alla mobilità urbana e capace di riattivare le porte marinare alla città.

Potenziare il porto di Palermo. Il porto di Palermo è una realtà complessa, multifunzionale e in tumultuosa crescita che richiede un migliore uso e una migliore funzionalità degli spazi portuali in una rinnovata e rafforzata relazione e alleanza tra città e porto. L’azione strategica richiede, pertanto, di attuare tutte le prescrizioni del Piano Regolatore Portuale di Palermo (comprese quelle del Piano di dettaglio) relative al potenziamento di settori portuali vitali per la città come la crocieristica, il trasporto passeggeri e la diportistica e mettere a sistema i progetti strategici volti al generale obiettivo di sviluppo del porto, con particolare attenzione alle funzioni nelle aree urbane direttamente connesse al porto. Bisogna potenziare le aree retroportuali come aree per la logistica, individuando una nuova area di accumulo esterna ( dry port ) e connessa con la viabilità principale, da potenziare ove necessario, dove effettuare il triage logistico e accelerare l’imbarco senza congestionare la viabilità cittadina. Anche le attività industriali legate alla cantieristica possono essere rese più efficienti recuperando gli edifici limitrofi. La riqualificazione del Foro Italico, la nuova darsena della Cala e il nuovo Palermo Marina Yachting, i porti turistici dell’Acquasanta e dell’Arenella costituiscono un’azione integrata di reciproco interesse tra il porto e la città.

Potenziare e riqualificare i porti turistici. Riqualificare i porti turistici per incrementarne l’attrattività e i servizi al diporto, per favorire l’interazione tra funzioni urbano-portuali, per generare nuovi spazi urbani di qualità e valorizzare i contesti urbani di borgata. Realizzare nuove infrastrutture e servizi per la nautica e recuperare o realizzare edifici destinati a club nautici, sedi di associazioni sportive, attività commerciali, strutture ricettive e di ristorazione, nuove aree a parcheggio e connettere i porti al sistema della mobilità lenta.

Riqualificare i porti pescherecci. Per supportare e valorizzare l’attività peschereccia, settore che svolge un ruolo di importanza storica non trascurabile a livello locale, è necessario riqualificare i porti pescherecci di Sferracavallo, Mondello, Vergine Maria, Arenella, Acquasanta, Sant’Erasmo, Bandita per tutelare le specificità dei contesti, rafforzando il legame della città con il mare ed i suoi prodotti, ed offrire nuovi stimoli ed opportunità di sviluppo direttamente o indirettamente legate alle tradizioni marinare.

Riqualificare e potenziare laeroporto di Boccadifalco e l’area sportiva “Tenente Onorato”. Riqualificare l’area aeroportuale di Boccadifalco a supporto dell’Aeroclub e dotando la città metropolitana di un aeroporto per jet privati e per le attività sportive di volo. Restauro della villa storica e del suo annesso orto botanico. Alcune ulteriori aree che non interferiscono con le funzioni di volo potrebbero essere destinate ad attività ludico-ricreative per poter ospitare grandi eventi e festival internazionali. Le aree vegetali non interdette per la sicurezza del volo consentono di estendere la dotazione ecologica dei quartieri di Boccadifalco e Baida, concorrendo al completamento della rete ecologica e all’estensione dei servizi sportivi della limitrofa area sportiva militare “Tenente Onorato”, per la quale è in atto una collaborazione tra Ministero della Difesa, Comune di Palermo e Università di Palermo per un grande progetto di trasformazione in polo sportivo urbano multifunzionale.

Potenziare i nodi di interscambio modale. Potenziare i nodi di interscambio tra infrastrutture di trasporto, per agevolare la mobilità interna alla città, tra centro e periferie, ma anche l’accessibilità da e verso l’esterno: l’Hub porta sud e l’Hub porta nord consentono lo scambio tra camion della logistica ( dry port ), bus extraurbani, auto, ferrovia metropolitana e car sharing ; l’Hub centrale tra stazione ferroviaria regionale, bus extraurbani e auto, metro, tram e mobilità condivisa; l’Hub Basile tra bus extraurbani, linea C del tram e auto; l’Hub Notarbartolo tra auto, ferrovia metropolitana e la mobilità condivisa. In raccordo con il PUMS, dovranno essere identificati, realizzato e/o resi più funzionali i grandi parcheggi di interscambio posti lungo la Circonvallazione per ridurre l’accesso in città, quali, in linea generale, Roccella, Oreto, Basile, Emiri, Einstein, Francia, nonché quelli di accumulo per ridurre la congestione dell’area centrale, quali, in linea generale, Giulio Cesare, Imera, Orlando, Ungheria, Foro Italico, Trapezoidale, Sampolo, Don Bosco, Alcide de Gasperi, Croci, Boiardo, Unità d’Italia.

Realizzare il collegamento sotterraneo Porto-Circonvallazione. Decongestionare il traffico a Palermo significa sia migliorare le infrastrutture viarie costiere sia realizzare un collegamento dedicato tra il porto e le autostrade che non congestioni il centro della città. Una strada sotterranea e subacquea che dal porto si connetta alle autostrade A29 e A19, attraverso gli hub di trasporto Porta Nord e Porta Sud consentirebbe ai flussi di traffico pesanti di non attraversare più le aree centrali della città ed il porto beneficerà di collegamenti più efficienti con l’area metropolitana sia per le merci che per i passeggeri.

Riqualificare il tratto urbano della Circonvallazione. Fluidificare Viale Regione Siciliana attraverso azioni che ne aumentino la permeabilità e l’integrazione nel sistema urbano come nuovo viale urbano di connessione e distribuzione dei flussi sia tra il centro e le periferie che tra le diverse nuove centralità lungo la sua dorsale, invece che continuare a svolgere un obsoleto ruolo di “circonvallazione”. La strategia presuppone l’intercettazione del traffico di solo attraversamento e quello pesante a valle a monte attraverso la realizzazione di altre modalità infrastrutturali che alleggeriscano il traffico parassitario lungo Viale Regione Siciliana. Le azioni riguardano sia la riqualificazione di sedi viarie, banchine, linea del tram, etc. per migliorare il sistema di permeabilità trasversale di questa fondamentale infrastruttura, sia la rigenerazione delle numerose aree limitrofe sedi di edifici dismessi che possono trovare nuove funzioni in un rapporto di maggiore permeabilità con l’asse viario. Le azioni dirette sono volte a conferirle un ruolo attivo nella rinaturalizzazione della città indispensabile alla sua resilienza. Servono anche azioni per la sicurezza grazie alla riprogettazione delle aree vegetali limitrofe per assorbire l’acqua invece che tentare di contrastarla.

Promuovere una diversa viabilità conviviale. Dopo la stagione della pedonalizzazione sperimentale di importanti assi viari monumentali (via Maqueda e via Vittorio Emanuele) e di strade legate al commercio (via Emerico Amari, via Belmonte, etc.) dobbiamo fare un salto di qualità e superare radicalmente la progettazione e la regolamentazione delle strade cittadine basata primariamente sulla circolazione veicolare e la sua restrizione o facilitazione. Sarà importante introdurre la categoria delle “strade conviviali”, pianificando e normando usi dello spazio pubblico alternativi al transito e alla sosta di veicoli e, soprattutto, allo spostamento, agevolando l’incontro, il relax e il gioco, la convivialità in tutte le sue forme, considerando le esigenze di tali attività al pari della circolazione veicolare. La strada va considerata prima di tutto come la quintessenza dello spazio pubblico sociale, con tutta la sua ricchezza di relazioni. La mobilità sostenibile deve diventare popolare e non più conflittuale, occasione di scontro per le avverse tifoserie. Anche la ZTL del centro storico, quindi, va rivista con approccio creativo e non solo restrittivo, tendendo a farne una vera e propria Zona a Zero Emissioni con tempi e modi adeguati.

Se, infatti, in molti negli ultimi anni hanno manifestato (talvolta con molta veemenza) il timore che una limitazione o, in alcuni casi, l’assenza di traffico motorizzato possano causare una perdita di accessibilità, dobbiamo saper fugare i timori agevolando nuova accessibilità, migliorando le occasioni di socialità per i residenti e offrire spazi per il relax o opportunità di gioco vicino a casa. Significa non solo proibire o limitare, ma aumentare l’attrattività per i visitatori e quindi incrementare i clienti per le attività insediate e rese accessibili in sicurezza e piacevolezza, anche per ragioni di qualità ambientale. Non basta ridurre le auto ed eliminare quelle inquinanti per sostituirle con le elettriche, quindi, ma occorre inserire arredi, illuminazione, eventi, progetti di identità comune, etc., con l’inevitabile coinvolgimento dei privati. Insomma, Palermo ha bisogno di un’urbanistica della mobilità attiva entro un progetto di un territorio disegnato attorno a forme di mobilità individuale sostenibili, economiche e a basso contenuto tecnologico, capaci di non produrre solo azioni isolate, ma integrate e costantemente monitorate per produrre effetti nel campo della rigenerazione urbana. La mobilità attiva, infatti, e ancor più la mobilità ciclistica, con le sue diverse pratiche, ha contribuito e sta contribuendo in maniera significativa a definire nuovi spazi urbani.

Sono ormai numerose le esperienze di ciclofficine, ciclostazioni, spazi e attrezzature per il bike sharing, luoghi di scambio culturale legati alla bicicletta, spazi social, condivisioni di itinerari, cartellonistica e un’articolata costellazione di soggetti attivi che hanno offerto forme di aggregazione tra abitanti accanto a forme imprenditoriali di eccellenza nel campo del turismo sostenibile, dello stile di vita e della moda. E Palermo deve fare il salto verso la mobilità attiva come plasmatrice dello spazio urbano, verso la ciclomobilità come progetto di città, verso la pedonalità come nuova forma di convivialità, verso la prossimità come riappropriazione dello spazio pubblico quotidiano, verso l’azzeramento di emissioni come progetto di salute pubblica.

Promuovere la fruizione lenta del centro storico e della città consolidata. Per migliorare l’accessibilità e la vivibilità nel centro storico e nelle aree più delicate è indispensabile ridurre la mobilità veicolare inquinante e incrementare le pedonalizzazioni conviviali, i percorsi e gli itinerari a piedi e le ciclovie correlati ai parcheggi di interscambio con il trasporto pubblico, con le attrezzature per la micro-mobilità elettrica e con i luoghi attrezzati per ristoro. La realizzazione di una rete di collegamento lento e non inquinante degli spazi nel tessuto urbano antico e di quelli della città consolidata, anche attraverso l’istituzione di apposite “zone 30” dove la velocità delle auto è limitata a 30 km/orari (considerando, tuttavia, che la velocità media di un auto nel traffico congestionato è di 12/15 km/orari), consente a cittadini e turisti di raggiungere musei, teatri, biblioteche e servizi per mezzo di una mobilità più sostenibile (a piedi, in monopattino, in bicicletta) senza confliggere con la presenza della mobilità veicolare contenuta in una velocità ridotta che si traduce in maggiore fluidità.

Favorire la mobilità delle persone con disabilità , attraverso l’implementazione dei Piani di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA, introdotti dall’ art. 32 della legge 41/86). Il ridisegno della mobilità e dello spazio pubblico dovrà favorire il superamento delle barriere architettoniche in edifici pubblici, privati ad uso pubblico e relative pertinenze, eliminando tutte le barriere e individuando i più adeguati percorsi protetti, estendendo l’obbligo di accessibilità a tutti gli spazi urbani (strade, piazze, parchi, giardini, arredo urbano, parcheggi, trasporto pubblico, ecc.). L’obiettivo è quello di realizzare un sistema urbano integrato e accessibile nel suo complesso, rendendo l'accessibilità parte integrante e strutturata della pianificazione urbanistica e della progettazione architettonica. L’integrazione del PUG con il PEBA mira a rafforzare e qualificare le condizioni di accessibilità degli edifici e dei luoghi urbani ed da parte di coloro che li abitano senza distinzione di genere, età, stato di salute, cultura, etnia, ceto e classe d’appartenenza, ecc.

Favorire leco-smart mobility. Per potenziare la mobilità sostenibile occorre incrementare i percorsi pedonali e ciclabili anche per la fruizione turistica di medio-lungo percorso e per gli spostamenti casa-lavoro e casa-studio, stimolando e premiando l’uso di sistemi integrati di mobilità lenta, in coerenza con il piano del 2015 e dei più recenti aggiornamenti. I nuovi 80 km di ciclovie oggetto dello studio di fattibilità tecnico-economica dovranno sempre di più agevolare gli spostamenti quotidiani per essere una alternativa efficiente e sicura alla mobilità veicolare individuale. Anche nuovi autobus ecologici (a metano ed elettrici) e un sistema informativo efficiente sulle percorrenze in tempo reale potranno promuovere il trasporto sostenibile eliminando la congestione delle infrastrutture. La mobilita come servizio (MaaS) deve diventare un’abitudine quotidiana incrementando l’intelligenza e la connessione digitale tra le diverse modalità di trasporto pubblico locale, da quello di massa su ferro fino alla micromobilità e alla pedonalità sicura.

Promuovere itinerari storico-naturalistici-paesaggistici. L’estensione e l’attrattività dell’offerta turistica richiede anche di connettere e valorizzare le importanti emergenze (castelli, ville storiche, conventi) del territorio rurale comunale potrà essere fatto attraverso itinerari storico-monumentali-culturali, su base tematica o cronologica, in grado di diversificare l’offerta turistica e di promuovere la loro valorizzazione nell’ambito di circuiti del turismo esperienziale, congressuale, religioso, caratterizzati dalla presenza di importanti attrattive naturalistiche, paesaggistiche, enogastronomiche e folcloristiche privilegiando l’utilizzo di sistemi di mobilità sostenibile non invasivi e che consentano ai fruitori di vivere della bellezza e non della congestione.

E’ indispensabile, una volta condiviso il piano con tutti i portatori di interesse istituzionali, sociali ed economici, elaborare per ogni azione un programma dettagliato di risorse finanziarie disponibili e di soggetti attuatori, adottando un paradigma dello sviluppo sostenibile che sia capace di intercettare capitali esterni di investimento e anche di generare risorse da reimmettere nel bilancio comunale. Sarà nel dibattito pubblico scaturito dal commento, critica e condivisione di questo documento e nel negoziato con i portatori di interesse durante la redazione del PUG che verranno dettagliate le modalità di attuazione delle proposte e individuate le fonti finanziarie necessarie e le risorse che possono scaturire dalla corretta attuazione degli obiettivi.